Il “Testo Unico sulla Salute e Sicurezza sul Lavoro” anche abbreviato con la siglia T.U.S. (D. Lgs. 81/2008, coordinato con il D.Lgs. n. 106/2009) impone di effettuare, al pari di tutti gli altri agenti fisici che possono costituire un rischio in ambiente lavorativo, una valutazione del rischio da esposizione ai campi elettromagnetici.

Il T.U.S. dedica tutto il Capo IV (Titolo VIII) alla “Protezione dei lavoratori dai rischi di esposizione a campi elettromagnetici”, e rappresenta uno dei punti di riferimento su questa tematica.
Negli ultimi anni la legge è stata aggiornata, con la direttiva europea 2013/35/UE poi recepita in Italia con il D.Lgs. n. 159 del 1° agosto 2016.

La valutazione dei rischi da campi elettromagnetici permette di comprendere l’entità dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori derivanti dagli effetti nocivi di tali campi.

Ci sono inoltre particolari categorie di lavoratori, definiti categorie particolarmente a rischio, che necessitano di valutazione particolare. Esse sono principalmente:

  • lavoratori con dispositivi medici impiantabili attivi (es. pacemaker, protesi acustiche, ecc.)
  • lavoratori con dispositivi medici impiantabili passivi (es. protesi articolari, protesi metalliche, viti chirurgiche, ecc.)
  • lavoratrici in gravidanza

Gli effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici possono essere diretti o indiretti, e le normative si pongono l’obiettivo di proteggere la persona da entrambi.

I primi sono quelli immediatamente riscontrabili, e che possono provocare ad esempio nausea, riscaldamento del corpo (o parti di esso), effetti su nervi, muscoli o organi sensoriali.

Gli effetti indiretti, invece, insorgono a livelli espositivi più bassi e riguardano, ad esempio:

• interferenze con dispositivi elettronici impiantati passivi (protesi, piastre di metallo, ecc.);
• interferenze con dispositivi elettronici impiantati attivi (come pacemaker o defibrillatori impiantati);
• interferenze con altre attrezzature e dispositivi medici elettronici;
• innesco involontario di detonatori, incendi o esplosioni;
• effetti su schegge metalliche, tatuaggi, body piercing e body art;
• scosse elettriche o ustioni dovute a correnti di contatto.

La valutazione del rischio elettromagnetico deve seguire le linee guide della citata direttiva quadro 2013/35/UE, che codifica mediante articoli i passi necessari per valutare la conformità del luogo di lavoro alla normativa in merito.

 

 

La valutazione dei rischi da campi elettromagnetici è obbligatoria e va aggiornata ogni 4 anni oppure ogni volta che venga riportato un evento avverso dalla sorveglianza sanitaria obbligatoria e/o in caso di cambiamenti per quanto riguarda strutture o attrezzature di lavoro che usano campi elettromagnetici.
Soprattutto, però, dev’essere svolta da professionisti competenti in materia e dotati della strumentazione idonea.
In base ai dati rilevati, andrà stabilito se e quali misure di prevenzione e protezione mettere in atto.

Il Documento di Valutazione del Rischio, per i campi elettromagnetici, deve quindi sempre essere presente qualsiasi sia il tipo di attività, qualora siano presenti apparecchiature che facciano uso di energia elettrica e quindi di campi elettromagnetici.
Questo significa che deve sempre essere fatta una valutazione professionale; sarà il professionista esperto a stabilire se, secondo la normativa legislativa e le norme tecniche, è necessario eseguire anche misure strumentali di campo elettromagnetico.

 

Esempi di collocazione del livello di rischio:

 

 

Esempi di casi di valutazioni di sorgenti elettromagnetiche:

 

Il nostro Studio Tecnico fornisce tutti i servizi di consulenza e misura nel campo della valutazione dei rischi da esposizione ai campi elettromagnetici artificiali per i luoghi di lavoro. E’ possibile contattarci per ogni richiesta di informazione e per richiedere i nostri servizi professionali ai nostri recapiti.

 

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